“Abbiamo
bisogno della gioia di vivere che hanno i giovani:
in essa si riflette qualcosa della gioia originaria
che Dio ebbe creando l’uomo”. (Giovanni
Paolo II in “Varcare le soglie della speranza”).
Con questa frase di Giovanni Paolo II sui cartelloni
realizzati insieme, gli studenti dell’Istituto
Santachiara hanno voluto ricordare un Papa eccezionale
che ha accompagnato la loro crescita spirituale
quale guida amorevole sempre presente. A lui sono
stati dedicati due momenti di riflessione e preghiera
mercoledì 6 aprile nella sede di Voghera,
dove si sono raccolti gli studenti del Centro di
Formazione Professionale e del Liceo Biologico sotto
la guida di Don Stefano Ferrari, e venerdì
8 aprile a Stradella con agli allievi del Centro
di Formazione Professionale e del Liceo Linguistico
insieme a Don Francesco Favaretto. Per approfondire
il cuore del suo messaggio, sono stati ripercorsi
alcuni momenti significativi dal 1978 al 2005 attraverso
brani tratti da lettere apostoliche, omelie, encicliche,
dichiarazioni. Durante il suo pontificato Karol
Wojtyla ha sempre sollecitato i giovani a non temere,
ad aprire il cuore a Cristo, a percorrere insieme
le strade della storia alla luce del Vangelo, facendosi
UOMO DI SPERANZA e interprete della loro continua
richiesta di senso: “Il futuro del mondo e
della chiesa appartiene alle giovani generazioni
che, nate in questo secolo, saranno mature nel prossimo,
il primo del nuovo millennio. (…). Cristo
attende i giovani, come attendeva i il giovane che
gli pose la domanda ‘Che cosa devo fare di
buono per ottenere la vita eterna?’ (Mt 19,16).
I giovani, in ogni situazione, in ogni regione della
terra non cessano di porre domande a Cristo: lo
incontrano e lo cercano per interrogarlo ulteriormente.
Se sapranno seguire il cammino che Egli indica,
avranno la gioia di recare il proprio contributo
alla sua presenza nel prossimo secolo e in quelli
successivi, sino al compimento dei tempi. ‘Gesù
è lo stesso ieri, oggi e sempre’”
(dall’enciclica “Terzo millennio ineunte”).
Il Santo Padre è stato per tutti uno straordinario
modello di UOMO DI FEDE vivendo e ricordando continuamente
la centralità dell’Eucaristia e della
comunione ecclesiale: “Ricevere l’Eucaristia
è entrare in comunione profonda con Gesù
(…) Egli ha messo nel cuore dell’uomo
la ‘fame’ della sua Parola, una fame
che si appagherà solo nell’unione piena
con Lui. La Comunione eucaristica ci è data
per ‘saziarci’ di Dio su questa terra,
in attesa dell’appagamento pieno del cielo.
(…) Ma questa speciale intimità che
si realizza nella ‘comunione’ eucaristica
non può essere adeguatamente compresa né
pienamente vissuta al di fuori della comunione ecclesiale”.
(dalla Lettera Apostolica “Mane nobiscum Domine”).
Il Santo Padre ha poi rivolto la sua parola di uomo
UOMO DI PACE a tutti coloro che desiderano costruire
la pace nel mondo vista come un bene da promuovere
con il bene, un bene da costruire mediante scelte
ed opere di bene. “Nessun uomo, nessuna donna
di buona volontà può sottrarsi all’impegno
di lottare per vincere con il bene il male. E’
una lotta che si combatte validamente soltanto con
le armi dell’amore. Quando il bene vince il
male, regna l’amore e dove regna l’amore
regna la pace” (Messaggio per la giornata
mondiale per la pace 2005: “Non lasciarti
vincere dal male, ma vinci con il bene il male”).
In occasione dell’anno giubilare, il Papa,
UOMO DI PERDONO, implora a nome della Chiesa il
perdono divino per le colpe di tutti i credenti
alla luce di un accurato discernimento storico e
teologico. “Perdoniamo e chiediamo perdono”,
afferma Giovanni Paolo II “Riconoscere le
deviazioni del passato serve a risvegliare le nostre
coscienze di fronte ai compromessi del presente,
aprendo a ciascuno la strada della conversione”
(omelia nella S. Messa per la Giornata del Perdono
– 12/03/00). Accogliendo il desiderio di speranza
e giustizia dei detenuti nelle prigioni di tutto
il mondo Giovanni Paolo II, UOMO DI GIUSTIZIA, ha
rivolto ai governanti l’invito ad “‘un
gesto di clemenza a vantaggio di tutti i detenuti’
che ha il valore di un segno profetico pienamente
giubilare perché all’insegna dello
spirito di riconciliazione proprio degli Anni Santi.
Non solo si è fatto interprete e portavoce
delle tante domande di giustizia e dignità
giunte dalle carceri di tutto il mondo, perché
il tempo vissuto in prigione ‘appartiene a
Dio’ e deve essere occasione di redenzione”.
(dagli Atti del Giubileo per l’Anno Santo
2000). Nella società del nuovo millennio
caratterizzata dal pluralismo culturale e religioso,
il Papa si fa poi UOMO DI DIALOGO perchè
“Il nome dell’unico Dio deve diventare
sempre di più, quale è, un nome di
pace e un imperativo di pace”. (…) Allo
stesso tempo, il contatto con i seguaci di altre
religioni è spesso fonte di grande gioia
e di incoraggiamento. Ci porta a scoprire in che
modo Dio è all’opera nella mente e
nel cuore delle persone, come pure nei loro riti
e costumi. (Assemblea del Pontificio Consiglio per
il dialogo inter-religioso, del 9 novembre 2001).
A partire dalla sua elezione nel 1978 Giovanni Paolo
II annuncia il suo pontificato come apertamente
rivolto alla sua epoca e in particolare verso i
paesi più poveri. Egli si è proclamato
UOMO A FAVORE DEGLI UOMINI dichiarandosi voce dei
senza voce, prendendo anche posizione decisa contro
la mancanza di rispetto dei diritti umani. Nelle
Filippine di fronte al presidente Ferdinando Marcos
dichiara che i diritti umani non dovrebbero essere
violati “neppure in una situazione di emergenza”;
davanti al dittatore indonesiano Suharto afferma
“Occorre che qualcosa cambi qui: divisioni,
ingiustizie, disuguaglianze eccessive, degradazione
della qualità di vita, miseria, fame e paura”.
Ma è in Africa che il Papa esprime le sue
maggiori preoccupazioni e non cessa mai di incoraggiare
un continente dimenticato ricco di inesauribili
risorse e beni spirituali: “I giovani africani
sono profondamente tormentati dalla mancanza di
speranza che oscura il loro avvenire.” E accusa
“i governi corrotti che in connivenza con
interessi privati, locali o stranieri, deviano le
ricchezze nazionali e trasferiscono i denari pubblici
su dei conti privati nelle banche straniere”
(Agenzia di stampa MI. S. NA. - 05/04/05 –
“Lo sguardo di Giovanni Paolo II”).
Principalmente il Papa però è stato
vissuto dai giovani credenti e non credenti come
un uomo che ha voluto loro molto bene e che li ha
presi davvero sul serio.
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